Ballammo in mezzo a quella festa occhi negli occhi.
Le persone intorno e le lucine appese e la musica d’orchestra, sfondo di un sipario messo lì apposta per noi.
“Io ti amo, perdonami. Ho sbagliato, ti prometto che non succederà mai più. Ti prego, dammi un’altra possibilità. So che non lo merito, ma questa volta ho capito e sono cambiato. Mi sono fatto prendere dalla rabbia, ora però so che io non voglio essere questo”.
Mi disse poco prima… accovacciandosi davanti a tutti, con un ginocchio a terra come un vero “Principe Azzurro”.
Sì sì quello delle favole.
Bello e temerario.
E il mio cuore a mille.
Mi fece sentire ancora una volta la più bella, la più speciale del mondo.
Avrebbe fatto qualunque cosa per “riprendermi”. Costi quel che costi.
Non poteva stare senza di me e questo mi faceva sentire “amata”, tanto da rappresentare la ragione del suo equilibrio.
E del suo squilibrio.
Sì, perché pochi giorni dopo rividi il buio nei suoi occhi.
Un altro volto, un’altra voce che non riconoscevo nemmeno mi diceva:
“Puttana, sei una poco di buono, non vali nulla. Ti ammazzo di botte”.
Così. Senza un motivo. Semplicemente, mi aveva riconquistata e iniziavo ad andargli in noia.
Sono fortunata.
Perché ho capito in tempo che la violenza non può appartenere a una persona capace di amore.
Che l’amore non sa possedere.
E che non possiamo salvare nessuno da sé stesso.
L’ho capito sulla mia pelle, sulle mie lacrime mai scese, sugli anni buttati nel non aver amato, prima di tutto, me.
Da una sardina anonima che ha imparato ad amarsi