A seguito della denuncia “Staderini, de Lucia vs Italy”, nel novembre 2019 il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU condanna l’Italia dichiarando che, poiché per istituire un referendum di iniziativa popolare servono 500mila firme autenticate, le istituzioni devono assicurare la disponibilità degli autenticatori. Parimenti lo Stato deve farsi carico di divulgare informazione sulle campagne referendarie. L’Italia ha 8 mesi di tempo per supplire alle mancanze.

Nel 2021 nulla è cambiato e Riccardo Magi presenta un emendamento al Dl semplificazione: la firma elettronica certificata tramite SPID può sostituire l’autenticatore fisico. L’emendamento passa e il governo si impegna a creare entro gennaio 2022 un sito apposito per la promozione dei referendum, che fornisca informazioni e dia la possibilità a tutti di firmare digitalmente.

Giugno 2022: il Ministro per l’innovazione tecnologica Colao annuncia che sul sito in preparazione le firme verranno raccolte tramite SPID, ma le autorità statali non si faranno carico delle verifiche rispetto alle tessere elettorali. Si sta quindi costruendo un sito inutile, anzi, addirittura dannoso, perché dal momento in cui verrà attivato comitati e associazioni non potranno più appoggiarsi a siti privati che raccolgono le firme per l’autentica. Gli stessi siti usati per i referendum su Cannabis ed Eutanasia, per intenderci, per i quali i promotori si sono fatti carico delle spese burocratiche di autentica di 2€ a firma, vengono messi fuori legge, ma lo Stato non ne mette a disposizione uno legale.

Questa è una decisione arbitraria che va contro il voto del Parlamento stesso, che si era espresso a favore della firma digitale con la legge 108/2022. Lo Stato disattende se stesso e invece di rimuoverli, aggiunge nuovi ostacoli alla partecipazione democratica, in barba alla Costituzione, all’ONU e a una legge approvata dal Parlamento che indica come farlo.