Le Piazze raccontano chi siamo stati e cosa saremo molto meglio di tanti trattati. Con l’appuntamento di stasera vogliamo inaugurare un appuntamento settimanale che avrà come fil rouge proprio le grandi manifestazioni di Piazza. Incontreremo rivolte pacifiche e altre violente, sogni realizzati o spezzati, valori urlati e soffocati, diritti negati e agognati, rinascite sociali, politiche, ambientali, culturali. Rincontreremo noi stessi, rileggendoci nelle storie di chi, prima di noi, ha avuto il coraggio di disobbedire, di scendere in piazza e risvegliare le coscienze, proprie e della collettività.

La prima piazza che raccontiamo è la Piazza Tahrir di inizio 2011. Siamo al Cairo e le sorti dell’Egitto, in pochi giorni, saranno destinate a cambiare irrimediabilmente. Tahrir diventa il simbolo della dissidenza studentesca, popolare e infine militare contro il trentennale regime dell’allora rais Mubarak. Il suo è un grido di ribellione a lungo soffocato e poi esploso.

Una richiesta di democrazia che affonda le sue radici in un Paese corrotto: cristallizzato a uno stato di polizia che, col pretesto della sicurezza, ha calpestato le libertà personali. Tahrir è stata prima un limbo, in cui le differenze dei singoli si sono annullate in favore della collettività (come racconta El Aswani: in quelle ininterrotte settimane di protesta sono stati celebrati in piazza matrimoni, messe cristiane e copte, comizi operai e dell’elite intellettuale) poi si è trasformata in una vittoria amara.

Una parabola di gattopardiana memoria dove tutto cambia perché tutto resti uguale. Dalle dimissioni di Mubarak al mandato di Al-Sisi, poco è mutato. I sogni democratici sono diventati illusioni, facendo i conti con una politica che non ha voluto rispondere alle richieste della piazza e una piazza che non ha saputo trasformare la protesta in proposta.

Ne sono un esempio le libertà di opinioni ostracizzate, le informazioni insabbiate, le torture autorizzate. Ne sono un esempio Giulio Regeni e Patrick Zaky, storie che ci toccano da vicino, bandiere involontarie di promesse democratiche infrante in quella Piazza che è stata ingannata in nome di fragili ideali e vecchi poteri.