Immaginiamo che un partito prenda il 20% alle elezioni.
Immaginiamo che questo partito non riesca comunque ad eleggere nemmeno un rappresentante. Ci sarebbe o no un problema democratico?
“Sì, ma è fantascienza!”, commenterebbe qualcuno.
Eppure, se passasse il referendum del 20 e 21 Settembre diverebbe pura (e triste) realtà: anche per questo voteremo NO!
Per i più scettici proviamo a entrare nel merito e capire una questione molto complessa: le soglie implicite.
Come funzionano?
Con il taglio dei rappresentanti proposto, il numero di senatori diminuirà drasticamente (e fin qui è tutto chiaro).
Essendoci meno posti a disposizione, servirà un risultato molto alto per poter far eleggere qualcuno (Soglie implicite, appunto). E questo risultato varierà da regione a regione.
In Liguria, per esempio, se passerà la riforma verranno eletti solamente 5 senatori. Di conseguenza, per poter eleggere un senatore bisognerà prendere a livello regionale almeno il 12,5%.
In Basilicata, invece, i sentori eletti saranno 3 e qualsiasi partito che prenderà meno del 20% non potrà eleggerne nessuno.
Allo stesso modo, proprio perché il Senato è eletto su base regionale, la Sardegna finirebbe ad avere un senatore ogni 328.000 abitanti, mentre il Trentino-Alto Adige uno ogni 171.000.
Non trovate, forse, che questo creerebbe dei cittadini di serie A e dei cittadini di serie B e che, come sempre, a pagare sarebbe il sud? Certo che sì.
Qualcuno potrebbe obiettare: “E se cambiassimo, se non eleggessimo senatori su base regionale ma creando delle circoscrizioni?”
Certo, sarebbe possibile ma… ad oggi nella riforma che siamo chiamati a votare, non è prevista una soluzione a questo problema. L’importante è tagliare, poi si vedrà.
“Lo faranno dopo allora”, direbbe il più fiducioso.
Certo, si potrebbe, ma sarebbe anch’essa una riforma costituzionale e questo comporterebbe che potrebbe esserci un nuovo referendum per confermare o negare la proposta. Per chi è per il risparmio, piccola nota di colore: ogni referendum ci costa, indovinate un po’, circa 300 milioni di euro. Ovvero, più o meno, lo stesso risparmio che si otterrebbe tagliando sulla rappresentanza.
Dunque cosa preferite scegliere: mantenere un senato che crea cittadini di serie A e serie B (come succederebbe se vincesse il SI), fare a breve una nuova modifica costituzionale con annesso referendum che ci costi più del risparmio che avremmo in una legislatura tagliando la rappresentanza o votare NO?
Voi lo chiamate establishment, noi dignità sociale.