Ci risiamo. E’ successo un’altra volta.
Il destino politico del nostro Paese è condizionato dalle scelte di un pugno di uomini e donne.
La maggioranza parlamentare che sosteneva il governo “Conte secondo” si è frantumata sotto i colpi del senatore di Rignano, Matteo Renzi, e della sua neonata forza politica, Italia Viva.
La cosiddetta “mossa del cavallo”, metaforicamente tratteggiata dal senatore nella sua ultima fatica letteraria, pare in realtà volesse significare trasformarsi in quella stessa minoranza che lui per anni ha cannoneggiato, ai tempi in cui era maggioranza.
Dopo aver combattuto per mesi e aver ottenuto molto di quanto chiesto nelle ultime settimane, dalla questione della delega ai servizi segreti, sino alle modifiche al progetto del Recovery Plan da presentare agli alleati europei, la stampella più corta del governo ha deciso di salutare la compagnia. Con una scelta politica del tutto incomprensibile ai più.
Infatti, dopo aver preteso l’apertura di un canale di dialogo diretto col Presidente del Consiglio e aver raggiunto quasi tutti gli obiettivi che si erano prefissati, con una strategia negoziale decisamente sguaiata (per utilizzare un eufemismo) ma tuttavia efficace, anziché portare a casa i frutti di una chiara vittoria hanno deciso di ribaltare il tavolo da loro stessi chiamato e ottenuto. Questo fa pensare che avrebbero preferito perdere. Tuttavia, si profila un chiarimento all’orizzonte.
Matteo Renzi è convinto che Conte sarà costretto a dimettersi e che il resto delle forze politiche di maggioranza dovrà tornare da lui per formare un nuovo governo, in cui lo stesso senatore si aspetta di partecipare, magari nel dicastero dell’Economia o degli Esteri. Probabilmente, ciò a cui ha sempre mirato era un ruolo di peso nelle relazioni con l’UE e con il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden. Senza dubbio, dimostra ancora una volta un notevole cinismo, disprezzando il pericolo a cui ci espone la crisi al buio in cui ci ha trascinati.
Questi parlamentari sono soltanto gli ultimi esponenti di una lunghissima pletora di sabotatori (da dentro), a sinistra come a destra, che hanno punteggiato coi loro nomi la storia politica repubblicana. Inutile elencarli, i lettori li conoscono meglio di me. Eppure, nonostante costoro abbiano visto la parabola politica dei loro predecessori sostanzialmente concludersi con questo “atto aventiniano” (e mi possano scusare i veri aventiniani), la storia non ha insegnato loro alcunché. O forse, sapendo fin dall’inizio che questo potrebbe essere l’esito che li attende, sparire dalla scena pubblica è proprio ciò che vogliono.
Forse il senatore Matteo Renzi ha davvero nostalgia del suo periodo sabbatico alla corte di Obama, in giro per il mondo, a fare conferenze. E come biasimarlo! Scherzi a parte, ciò che demoralizza e fa arrabbiare molti di noi è l’ennesima dimostrazione di un sostanziale distacco tra la classe politica parlamentare e il resto della nazione. Questa faccenda è grave perché è solo altra benzina sul fuoco a favore di coloro che premono per una svolta autoritaria della nostra democrazia. E sono in tanti, molti più di quelli che crediamo.
Detto ciò, quale che sia la ragione vera e profonda di questa rottura in seno alla maggioranza di governo, ora ci troviamo nella situazione seguente.
La pandemia galoppa fortissimo, il virus si diffonde sempre più potentemente.
Non abbiamo saputo organizzare tecnicamente e logisticamente il contrasto al virus sul territorio, abbiamo interrotto le attività sociali ed economiche di 2/3 del paese almeno, abbiamo ridotto alla povertà estrema centinaia di migliaia di persone, in fila per il pane alla mense sociali. Moltissime scuole restano ancora chiuse e vuote, molti studenti sono provati psicologicamente e fisicamente da questa mancata considerazione.
La campagna vaccinale procede spedita in termini relativi, lentissima in termini assoluti.
Abbiamo una media di circa 60.000 punture al giorno, un ottimo trend rispetto ai partner europei. Purtroppo però, se volessimo finire entro l’autunno per dare un senso al concetto di immunità di gregge, dovremmo effettuarne oltre 400.000 quotidianamente. Anche se volessimo accelerare, ancora oggi non abbiamo abbastanza fiale per poterlo fare. Sembra, però, che a fine mese verrà finalmente approvato anche da EMA il vaccino Astra-Zeneca, quello su cui abbiamo puntato forte. E che a giugno ne avremo uno tutto nostro, vero made in Italy, il Reithera.
Nonostante ciò, è importante fare molta attenzione alle persone che vengono selezionate come aventi priorità nell’ottenimento di questo salvifico presidio medico, in quanto pare ci siano degli intrusi nelle lunghe code d’attesa fuori dai padiglioni. Nasce così la figura del “furbetto del punturino”. Per non farci mancare nulla. Inoltre, sarà necessario tenere i riflettori puntati sui denari che sono stati spesi durante la crisi e che arriveranno dall’UE, perché è concreto il rischio che vengano mangiati dalle solite cricche che infestano la nazione da tempo.
In questo scenario terribile, già ampiamente descritto come prospettabile qualche tempo fa sempre su questo blog, cosa fare ora?
Cosa si aspettano i cittadini?
Per lo più, si aspettano un segnale di responsabilità, dopo tanta irresponsabilità.
Si aspettano situazioni chiare: o una nuova maggioranza parlamentare solida, la terza della legislatura, oppure elezioni anticipate da svolgersi il prima possibile. Tenuto conto del semestre bianco (durante il quale non si può votare) prima dell’elezione del Presidente della Repubblica, che si terrà tra un anno.
La proposta più saggia, occorre dirlo, sembra essere quella del capo del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo: un governo di unità nazionale che coinvolga le opposizioni attuali e mantenendo Conte alla guida del paese, se non altro perché possa portare a termine il lavoro di emergenza che si è trovato a dover affrontare.
E’ senza dubbio la scelta più lungimirante e coerente rispetto alla gravità del panorama sanitario, economico e sociale. Altrimenti, si deve votare subito. Sperando che ne esca fuori un risultato più netto e chiaro rispetto alle ultime elezioni politiche, profilandosi di fronte a noi la sfida finale tra la destra guidata da Matteo Salvini e la sinistra, guidata da PD, M5S e LeU, con Giuseppe Conte come probabile leader.
In gioco non ci sarà soltanto il governo del paese, temo, ma l’anima stessa della nazione, posto che non sia già perduta.
Francesco Ciancimino
Fonti
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Madonia M., Matteo Renzi atto terzo, The Vision, 17/12/2020.
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The Submarine, La crisi di governo più assurda della storia della Repubblica, 13/1/2021.
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Zamponi L., Conte, Renzi e la crisi del centrosinistra che non c’è, 16/1/2020.