Per le strade della Nigeria si sta assistendo a delle scene di violenza e brutalità inaudite.
La polizia nigeriana, su ordine del governo, sta cercando di reprimere le proteste nel sangue, sparando senza scrupoli sulla folla dei manifestanti.
Le proteste contro gli abusi di potere della polizia nigeriana hanno radici lontane e sono iniziate nel 2017, quando un gruppo di giovani, lanciando una petizione online, è riuscito a creare il movimento #ENDSARS, con lo scopo di manifestare il proprio dissenso e di chiedere al governo lo smantellamento del corpo di Polizia Speciale SARS, ( Special Anty Roberry Squad ). Il corpo è stato costituito nel 1992 per proteggere i cittadini dai vari gruppi armati terroristici che dilaniavano il Paese con abusi e rapimenti, e che provocavano tramite le loro azioni un forte danno all’economia e alla vita delle persone.
Per combattere questi gruppi, lo Stato nigeriano ha dotato la Polizia Speciale di poteri straordinari, concedendo il diritto di vita o di morte ai singoli agenti di polizia. Fin dalla sua istituzione, questo corpo ha abusato dei propri poteri; forti dell’assenza di ripercussioni per i loro comportamenti, gli Agenti SARS si sono distinti per numerosi crimini contro i diritti umani.
Amnesty International ha pubblicato un rapporto nel quale si accertano 82 casi di uccisioni extra-giudiziali, torture, estorsioni e abusi di potere tra il 2017 e il 2020. In realtà gli abusi sarebbero stati molti di più; secondo il presidente della “Nigerian Community Mantova” Adedayo, la maggior parte di questi non sono stati accertati per l’assenza di prove.
La popolazione nigeriana, ormai avvezza a questi abusi, viene spesso costretta a pagare grandi somme di denaro agli Agenti Sars per salvare la propria vita. O paghi o muori, a te la scelta.
È pure vero che, di fronte a questi così ineludibili abusi, in numerosi casi gli agenti ritenuti responsabili sono stati rimossi e talvolta anche indagati. Tuttavia, l’unità ha continuato, nel corso degli anni, ad abusare in maniera sistematica e controversa della propria forza.
C’è chi, interrogandosi di fronte a cotanta corruzione, si è domandato il perché un agente di polizia arrivi a puntare un fucile alla testa di una persona innocente. La risposta è tanto semplice quanto dura da digerire: avere del denaro.
Le rivolte sono partite, così come accaduto negli Stati Uniti con l’omicidio di George Floyd, da un’uccisione; le manifestazioni infatti sono divampate quando sono diventate virali le immagini del video che ritraggono l’omicidio di un giovane ragazzo ad opera di un Agente Sars, avvenuto lo scorso 3 Ottobre a Ughelli. La forza devastante di quelle immagini ha mobilitato una gran quantità di energie, sia all’interno dello Stato nigeriano da cui sono partite, Lagos, che all’esterno. Tuttavia, esse danno voce, proprio come al di là dell’oceano, a un malessere diffuso, alla frustrazione di una generazione di cui lo Stato Nigeriano non si è preso cura e che, anzi, ha lasciato a se stessa.
Le proteste comunicano un’insofferenza più profonda, quella di un’intera generazione di giovani che lotta per un sistema diverso, più giusto e inclusivo, che investa nella cultura e nella formazione: i giovani stanno protestando per avere un sistema che dia loro la possibilità di emergere, che dia loro la possibilità di essere i padroni della propria vita.
Il clamore mediatico che si è registrato in seguito è dovuto anche all’intervento di diversi personaggi famosi che, inorriditi di fronte alle immagini, hanno aiutato a orientare l’attenzione della comunità internazionale di fronte a questi riprovevoli accadimenti.
“Questa è una battaglia anti-sistema” ha affermato Mr Echefu, uno dei coordinatori delle proteste.
Le proteste infatti non prendono solo le distanze dalla SARS, ma sono una dichiarazione contro il cattivo governo.

La maggior parte dei manifestanti, tra i 18 e i 24 anni, sono dei giovani che non hanno mai potuto usufruire di scuola e sanità pubblica, che non hanno mai utilizzato l’elettricità, che vivono in condizioni profonde di disagio. Giovani che non hanno ricevuto nulla da una nazione che li ha soltanto oppressi e sfruttati.
Uno dei motti della protesta, a testimoniare una totale rottura generazionale, è “non ereditiamo il silenzio dei nostri genitori”.
Il sistema federale nigeriano ha indubbiamente fallito negli ultimi sessant’anni di indipendenza.
E ha fallito per innumerevoli ragioni che cercheremo di riassumere per poter comprendere a pieno il significato delle proteste.
Lo Stato della Nigeria è stato istituito dagli inglesi; questi ultimi hanno riunito sotto lo stesso governo, in maniera completamente arbitraria, un popolo che era fortemente diviso e differente. Dopo aver raggiunto il compromesso nella “Federal Charter”, che avrebbe dovuto riflettere la diversità linguistica, etnica e religiosa dello Stato Nigeriano, questo non ha, in seguito, attuato alcuna strategia che ponesse fine alla vastissima inequità di formazione che è sempre esistita tra il Nord musulmano e il Sud a maggioranza cristiano. L’ex madre patria continua tutt’oggi a interferire nella politica nigeriana, inserendo nelle posizioni chiave uomini che tutelano gli interessi inglesi e non quelli dei nigeriani.
La fantomatica autonomia federale non si è mai concretizzata a livello sostanziale, tanto che si è assistito a un forte accentramento del potere nelle mani del governo centrale, composto per lo più dalle etnie del Nord, in virtù dei rapporti privilegiati che queste vantano con l’Inghilterra.
Questo ha sfavorito il Sud della Nigeria, che pur essendo più ricco e sviluppato, è da sempre stato vittima di una classe dirigente che ha fatto gli interessi delle multinazionali, predando i territori meridionali di immense risorse.
L’altro grande fattore di contestazione è l’impiego di una manodopera poco qualificata e molto impreparata nella pubblica amministrazione, fattore che genera un grande immobilismo nella macchina burocratica. Il governo Nigeriano non ha mai investito nella scuola, e oggi il tasso di analfabetismo della popolazione è uno dei più alti al mondo.
L’incompetenza e la sottopaga dei dipendenti sono due fattori cancerogeni per la buona amministrazione dello Stato. La corruzione dell’intero sistema pubblico può essere spiegato -ma non giustificato- anche con il basso stipendio che lo Stato elargisce ai suoi dipendenti.
I manifestanti chiedono un sistema che paghi in maniera equa i dipendenti pubblici, che investa sulla loro formazione e che non abbandoni i giovani a loro stessi, che si trovano spesso costretti ad andarsene per dare una svolta alla loro vita.
Il 15 Ottobre il governo ha istituito il rilascio di tutte le persone arrestate nei giorni precedenti dalle forze dell’ordine e, smantellando la SARS, ha creato un nuovo corpo di Polizia, la SWAT. Le proteste, tuttavia, sono continuate a causa del timore che le attività illegali di cui è accusata la SARS potessero continuare con la SWAT.

Le proteste, che da sempre sono state pacifiche, negli ultimi giorni si sono trasformate in un bagno di sangue, a seguito della volontà da parte dei servizi segreti di infiltrare nelle manifestazioni dei violenti che, armati di machete, hanno ferito e ucciso numerosi manifestanti pacifici. Persino il Governatore dello stato di Osun, Adegboyega Oyetola, ha rischiato di essere vittima di questi infiltrati.
La situazione è degenerata velocemente con abili criminali che hanno dirottato la protesta nei pressi del carcere di Benin City dove è stata presa d’assalto la caserma di polizia e sono stati fatti evadere un numero non identificato di detenuti. In questo contesto, le autorità sanitarie temono un ampio contagio di Covid-19 tra la popolazione.
Le autorità hanno deciso di assumere provvedimenti restrittivi imponendo un coprifuoco di 24 ore nella giornata del 20 ottobre. Questo non ha tuttavia impedito ai manifestanti di scendere in piazza, scatenando l’ira della polizia che, con l’ordine di far rispettare i provvedimenti, si sta imponendo sulla popolazione lasciando fiumi di sangue per le strade.
Lorenzo Novellini