Perché è importante essere a Genova a vent’anni dal G8, quando molti di noi non hanno ricordi di quella triste pagina di storia?

Per iniziare, un po’ di contesto. È il 2001 da pochi mesi, al governo c’è Silvio Berlusconi, che eredita dal precedente esecutivo di centrosinistra la scelta di tenere a Genova la riunione dei capi di governo degli otto Paesi più industrializzati della Terra. 

Per la Sinistra di movimento italiana e internazionale, il G8 di Genova è l’occasione di inchiodare i governi alle loro responsabilità in merito, per citarne due, alle enormi disuguaglianze e alla distruzione dell’ambiente: lo sfruttamento delle persone e delle risorse comuni. Si immaginano per quell’occasione manifestazioni di piazza, tavoli di confronto e incontri di giovani e meno giovani da tutto il continente europeo per chiedere un futuro sostenibile e rispettoso dei diritti umani.

Insomma, in quella piazza potevamo esserci noi! 

I temi invocati a Genova dal movimento dei movimenti, rappresentato in quei giorni da oltre 1000 realtà, sono più che mai attuali. Sono istanze che esigono tuttora risposte convincenti dalla classe politica. Sono battaglie che avremmo fortemente sostenuto allora, e che continuiamo a sostenere ora. Ma non è finita qui. 

Quel movimento, che solo pochi anni prima camminava compatto per le vie di Seattle, a Genova incontrò la potenza repressiva dello status quo. Il G8 del 2001 si trasformò rapidamente in un momento di feroce sospensione della democrazia, laddove i manifestanti ne invocavano il rafforzamento. Più potere nelle mani delle persone, da un lato. Più potere ai manganelli della polizia, dall’altro. 

I fatti di Genova ci riguardano tutte e tutti. 

Oggi, pertanto, dovremmo sentirci coinvolti in quanto figlie e figli dello strappo che avvenne tra le persone e la politica, tra le persone e la sicurezza, tra le persone e l’informazione.

A Genova ci furono infatti tre livelli di fallimento:

  • quello dei media, colpevoli in un primo momento di aver alimentato un clima di paura intorno a una manifestazione legittima, e di non avere voluto poi distribuire torti e ragioni, nascondendosi dietro l’obiettività dei fatti;
  • quello delle forze di polizia, colpevoli di non aver garantito il diritto di manifestare delle cittadine e dei cittadini, e in seguito di avere messo in pratica quella che è stata definita “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale”;
  • della politica, ma diciamolo meglio: dei partiti di Sinistra! I Democratici di Sinistra avevano la possibilità di fare proprie parole d’ordine chiare e un’agenda politica a cui bastava dare voce. Avevano la possibilità di trasmettere fiducia alle moltissime persone scese in piazza. Persone con cui dare vita a un percorso nuovo, un percorso diverso, con cui affrontare la crisi mondiale del sistema capitalistico e finalmente costruire un mondo equo, in cui realizzarsi assieme e non contro gli altri. La Sinistra istituzionale non è stata in grado o, peggio, non ha voluto fare tesoro di tutto questo, creando così una frattura – ancora evidente – tra Sinistra di piazza e Sinistra di palazzo e rinnegando, per giunta, lotte giuste e necessarie. Abbandonando, di più, le fragilità alle menzogne e le soluzioni politiche alla propaganda della Destra “sociale”.

Di questi tre fallimenti, dei quali paghiamo le conseguenze tutt’oggi, e dei temi che spinsero le persone a riempire Genova parleremo nel capoluogo ligure in occasione del ventennale del G8. Nel segno della democrazia, delle lotte per i diritti di tuttə e del pianeta: quelli che sono stati negati e combattuti dalle istituzioni che avrebbero dovuto tutelarli vent’anni fa, in una pagina di storia che non vogliamo e non possiamo dimenticare.