L’uomo dalla cuffia bizzarra che vedete nella foto qui sopra è Vincenzo Sparagna. Se non sapete chi è Vincenzo Sparagna siete perdonati e siete in buona compagnia, ma vi tocca il ripassino. Il disegno che Sparagna tiene in mano è di Andrea Pazienza. Se non sapete chi è Andrea Pazienza siete squalificati e vi toccano 2 giorni in punizione a commentare i post di Salvini che sfama i senzatetto.

La storia che vi sto per raccontare è quella di due visionari.

Vincenzo Sparagna e Andrea Pazienza, insieme ad altri pazzi come loro, nel 1980 danno vita alla rivista di satira, fumetti e reportage Frigidaire, una gelida esplosione di immagini e testi forse anche più arditi e irriverenti delle famose vignette di Charlie Hebdo. Una roba che in confronto i vari Osho e Spinoza di oggi sono il giornalino della bocciofila.

Insomma, dall’idea assurda di fondare una “rivista di Arte Maivista” nasce Frigidaire, un mensile di culto destinato a fare la storia dell’arte e del fumetto postavanguardista italiano. La rivista fu presentata al festival Lucca Comics del 1980 in una conferenza/spettacolo che univa teatro, danza, musica e performance e scandalizzò critici e giornalisti. Il primo numero della “più rivoluzionaria rivista d’arte del mondo” uscì in edicola il 28 ottobre 1980.

Nella redazione – diretta da Sparagna – vi erano Stefano Tamburini (che inventò la sua modernissima e stupefacente grafica), Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli e Alberto Flores d’Arcais. Tra i collaboratori, comparivano tra gli altri anche Mario Schifano, Oreste del Buono e William Burroughs, ai quali si sarebbero presto aggiunti moltissimi geniali fumettisti, scrittori, reporter, fotografi.

Per comprendere lo stile dei protagonisti di questa avventura e in particolare del protagonista di questa storia, bisogna ripercorrere diverse imprese che oggi sembrano scontate, ma che all’epoca non lo erano.

Ad esempio la pubblicazione e la diffusione clandestina in Polonia nel 1979 di una falsa Trybuna Ludu, organo ufficiale del partito comunista polacco, in cui si annunciava lo scioglimento del partito. Oppure l’edizione nel 1980 di una falsa Pravda, anch’essa diffusa segretamente in Russia, con la notizia della dissoluzione dell’Unione Sovietica. O la clamorosa stampa e distribuzione clandestina ai soldati sovietici in Afghanistan nel novembre 1983 di un falso del quotidiano Stella Rossa, organo dell’Armata Rossa, con una prima pagina che recitava “Basta con la guerra, tutti a casa!”. 

Fino alla creazione nel 2001 de “La piccola Unità”, un rivoluzionario giornale a colori vero/falso in cui Sparagna si firmava Vincenzino Gramsci e fingendo di essere il nipote del grande Antonio sfotteva e contestava la scelta di Antonio Padellaro come nuovo direttore de “L’Unità”, lo storico giornale della sinistra italiana fondato nel 1924 da “nonno Gramsci”.

Nel corso degli anni tante cose sono cambiate. Tamburini e Pazienza sono morti, nuove generazioni di autori si sono aggregate a Frigidaire. Molti hanno abbandonato l’avventura e si sono contentati del successo personale.

Ma Sparagna è rimasto talmente coerente che, oltre a continuare a non guadagnare un soldo con le sue invenzioni artistiche e le sue riviste, non ha smesso di sperimentare progetti fuori dagli schemi.

Così, nel 2005 crea la repubblica immaginaria di Frigolandia, un luogo fantastico, la concreta trasposizione di venti anni e passa di Frigidaire, Il Male e altri esperimenti di arte e satira. Frigolandia, ovvero la “terra di Frigidaire”, un’idea che sembrava destinata a rimanere solo un sogno da raccontare a cena senza essere creduto.

Ma il caso volle che a Giano nell’Umbria, uno dei posti più imbucati d’Italia, venisse lanciato in quegli anni un bando pubblico, andato deserto già due volte, per l’assegnazione a pagamento di un edificio e di un parco sulle boscose pendici dei Monti Martani.

Sparagna sarà anche provocatorio e squattrinato, ma ha l’occhio lungo. Tant’è che sottoscrive il bando presentando il progetto di Frigolandia e, con l’aiuto di nuovi protagonisti, tra cui l’artista romana Maila Navarra, raffinata grafica dell’attuale Frigidaire e de Il Nuovo Male, trasforma quel luogo abbandonato in un affascinante Museo dell’Arte Maivista. Un archivio storico e un centro di formazione artistica che ogni anno richiama migliaia di giovani, disegnatori, scrittori, videomaker, musicisti, appassionati e curiosi di ogni parte del mondo.

Tanto che nel 2017 la stessa Università di Yale nel Connecticut manda in esplorazione il professor Kevin Repp. Egli decide di acquistare per la sua Library l’intera collezione di Frigidaire e di tutte le riviste dirette da Sparagna, per metterle a disposizione di studenti e ricercatori americani.

Peccato che a 74 anni compiuti e con ancora 25 anni di regolare contratto di convenzione davanti a sé, nel pieno del primo lockdown, il buon Sparagna si veda consegnare un’ordinanza di sgombero.

A notificarla è il Comune di Giano. O meglio, il suo sindaco leghista neoeletto Manuel Petruccioli, che vorrebbe rientrare in possesso – non si sa bene a che scopo – degli edifici che dal 2006 ospitano Frigolandia, appellandosi alle norme europee sulle concessioni troppo lunghe tra pubblico e privato (il che è come equiparare Frigolandia ad un qualsiasi bagno di Riccione, tanto per essere chiari).

Senza rimarcare l’incoerenza di un partito come la Lega, che a Ferrara tira fuori dal cilindro Moni Ovadia per rifarsi il look e qualche km più a sud tace di fronte allo sgombero di un patrimonio culturale unico in Europa, rimangono domande che non trovano risposta.

Come mai dall’oggi al domani la giunta di Giano vuole svuotare un posto come Frigolandia?

Quali progetti inconfessabili giustificano il tentativo di chiudere Frigidaire e distruggere un Museo? E con esso un archivio che conta oltre 20.000 pubblicazioni, più di 5.000 tavole a fumetti, disegni e illustrazioni, migliaia di fotografie e documenti inediti sulla vita e l’opera di artisti del calibro di Pazienza, Scozzari, Tamburini, Mattioli, Liberatore, lo stesso Sparagna e tantissimi altri nomi celebri non solo italiani.

Perché decidere uno sgombero nel pieno di un drammatico lockdown, ignorando un contratto sempre rispettato e pagato che scade definitivamente solo nel 2045?

Se il problema della politica in Italia è che opera sempre sul breve termine, la colpa dell’opinione pubblica è di essere troppo spesso provincialmente limitata. Di valutare cioè ogni questione politica e culturale entro i ristretti confini locali.

Eppure credo sia del tutto evidente che questa storia non è solo un affare di Giano nell’Umbria. Come non lo è solo dei suoi amministratori o di quei cittadini gianesi che, ignari di tutto e ingannati da mille bugie su Frigolandia, hanno votato un sindaco evidentemente incapace di valutare l’enorme potenziale artistico, oltre che turistico, presente e operante sul proprio territorio.

Questa ingiustizia ferisce tutti, e la dice lunga sul rapporto tra una certa classe politica e la cultura.

Se questa storia non suscita in voi nessun disappunto ammetto le mie colpe di pessimo scrittore. Vi assicuro che basta conoscere dal vivo Frigolandia e visitare la repubblica immaginaria, custodita da Vincenzo Sparagna e da tanti giovani entusiasti, per innamorarvi di un luogo e di un progetto vitalissimo che ha ancora molto da dire.

Una realtà che qualsiasi bravo amministratore dovrebbe valorizzare, invece di ricorrere a un atto lesivo dell’interesse pubblico nazionale, sulla base di nient’altro che un cieco, sordo e sospetto provincialismo politico.

Mattia Santori