Quando gli uomini diventano OMON.
In questi giorni, in Bielorussia, la repressione ha assunto un nome ben preciso. Si tratta degli OMON, acronimo russo che sta per “Unità Speciale Mobile della Polizia”, un corpo speciale che si occupa principalmente di sopprimere le violazioni dell’ordine pubblico (rivolte) e di assicurare la sicurezza nazionale. Così, quando sono scoppiate le proteste post-voto, gli oltre 1.500 OMON attualmente in servizio si sono trasformati in giustizieri, con pochi scrupoli nei confronti di chi chiede democrazia e tante libertà per loro stessi.
Nonostante la censura di internet, dal 9 al 14 agosto sono circolati talmente tanti video che hanno per protagonisti gli OMON in procinto di spaccare mandibole, prendere a calci nelle reni e addirittura sparare a cittadini inermi che il ministro degli Interni e capo degli OMON, Yury Karayev, si è dovuto scusare con la popolazione sulla TV di Stato. Una richiesta di scuse che ha il sapore del contentino, fatta mentre nelle carceri si continuavano a spaccare costole.
Ogni giorno, quando gli uomini vengono arrestati, gli OMON fanno dei segni con i pennarelli colorati sulle facce degli arrestati. In base al colore del segno, gli uomini vengono picchiati più o meno pesantemente. Con più violenza vengono trattati uomini con i dread o i capelli lunghi. Mentre picchiano i loro concittadini li insultano dicendo: “Vi insegneremo per chi votare, vi insegneremo chi amare”.