Non è possibile dire che cosa sia davvero cambiato nella mente di chi oggi è chiamato a rappresentare il governo italiano in Europa e nel mondo. Fino ad ora non si era certo distinto dalla grigia tradizione degli ultimi decenni, fatta di equilibrismi, qualche uscita imbarazzante e una sostanziale ininfluenza geopolitica. Non è facile sbilanciarsi in letture e congetture: la pandemia, le elezioni americane, un nuovo corso politico ed economico nel continente. Forse è più che altro una risposta alla sfacciataggine oltraggiosa della Francia, che per la seconda volta in dieci anni ha tirato uno schiaffo alla diplomazia italiana e agli interessi nazionali in Nord Africa, conferendo la Legion d’Onore al presidente egiziano, il generale Al Sisi (la prima fu ovviamente l’offensiva contro Gheddafi in Libia). Forse il lavoro, l’impegno, il sacrificio di tutte e tutti noi, a partire dagli splendidi ed eroici genitori di Giulio Regeni, Claudio e Paola, da Amnesty International, dal comitato di liberazione composto dalle ragazze del Master Gemma dell’Unibo, quello di Patrick Zaki. Forse la ferma presa di posizione e il gesto eclatante di Corrado Augias degli scorsi giorni. Eppure qualcosa è cambiato. Il ministro degli Affari Esteri del governo italiano, Luigi Di Maio, porterà all’attenzione del Consiglio europeo degli Affari Esteri la vicenda di Giulio Regeni, Patrick Zaki e della condotta spregevole dei diritti umani del regime attualmente al comando dell’Egitto. L’obiettivo è unire il fronte dell’offensiva diplomatica e portarlo sul piano delle sazioni UE. La discussione avverrà in una data altamente simbolica, il 25 gennaio, anniversario del rapimento di Regeni e delle proteste esplose a Il Cairo al principio della primavera araba egiziana, tradita proprio dalle violenze del generale Al Sisi e delle sue milizie. Nella giornata di oggi, anche il Parlamento Europeo si è espresso in merito, con una risoluzione di ferma condanna del governo egiziano votata a maggioranza dai deputati, invitando contestualmente le istituzioni europee a prendere seri provvedimenti in merito.

E’ un fatto nuovo di enorme importanza. La debolezza dell’Europa politica sul piano internazionale, da sempre, è quella di essere divisa, di agire in ordine sparso, spesso per la pretesa autonomia di potenze come quella francese, che continua imperterrita a condurre i propri affari anche in aperto contrasto agli interessi degli alleati. La debolezza italiana, in particolare nella nostra ipotetica sfera d’influenza, il Mediterraneo, è cosa ormai nota da molto tempo. Sarebbe troppo lungo e complesso spiegare la storia lunga più di un secolo del (mancato) ruolo italiano nel Mare Nostrum. Per il momento limitiamoci a gioire per la scelta, finalmente, di alzare il tiro, di non morire di realpolitik, di voler combattere fino alla fine per ciò che è giusto: se l’Italia vuole portare lo scontro con l’Egitto ad un livello diplomatico e politico più alto, deve chiedere e ottenere il sostegno delle altre potenze dell’Unione. Si deve pretendere il rispetto della dignità e della libertà delle persone, con tutta la forza politica di cui l’Italia, ma soprattutto l’Unione Europea, sono dotate, anche se fino ad oggi hanno anteposto altri interessi. Per la prima volta in questa vicenda, mi sento di dire, possiamo essere orgogliosi del nostro governo. Per una volta, possiamo davvero sperare che sarà compiuto un passo in più verso la giustizia, che saranno liberati gli innocenti e processati i carnefici. E si metteranno questi alti obiettivi davanti ai meri interessi economici e militari, su cui sarà necessario fare una seria riflessione, a partire da un elemento imprescindibile: una rinnovata credibilità. Sì, perché non si ha alcuna credibilità internazionale se non si ha il coraggio e la dignità di tenere la schiena dritta. Di rispettare i propri valori, sanciti nelle carte costituzionali e nei trattati europei.

Per parte nostra, non molleremo di un centimetro. Non ci fermeremo mai. Non smetteremo mai di stare addosso alle istituzioni e alla diplomazia italiana, a quella europea, fino a che non avremo raggiunto il nostro scopo: verità e giustizia. Per Giulio, per Patrick, per tutte e tutti gli altri.

Francesco Ciancimino