“Perchè non avete ancora aperto un sito/blog?”

La domanda è stata posta in diverse occasioni a tutte le persone che a vario titolo hanno seguito da vicino il percorso delle 6000 Sardine, e soprattutto a chi ha dato una mano sul lato della comunicazione web.

È vero, i social network e media offrono enormi vantaggi a chi deve costruirsi immagine ed esperienza partendo da zero, per cui sembrano essere la soluzione comunicativa più logica e naturale. Allo stesso tempo, però, oltre a essere proprietà di parti terze, non consentono di sviluppare riflessioni di ampio respiro. Contribuendo sì a diffondere informazioni ma, nella maggior parte dei casi, solamente frammentarie.

I social non bastano 

Pubblicare e gestire un sito richiede invece un grande lavoro di traduzione delle idee dalle teste alla carta e infine al server: per questo abbiamo preferito costruire il nostro portale con attenzione e cautela, per esprimere al meglio il nostro pensiero senza cedere alla fretta. Ecco quindi che presentiamo il nostro “6000 Sardine: facciamo banco” a oltre sei mesi dalla piazza in cui ci siamo incontrati per la prima volta, e a circa cinque dai risultati delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.

Ed ecco perché oggi, nel mezzo di un’emergenza sanitaria senza precedenti, che in Italia pare sotto controllo ma a livello mondiale è più critica che mai, e dopo tre mesi di lockdown che ci hanno ricordato e in un certo senso imposto il valore della riflessione, apriamo uno spazio dedicato all’approfondimento e al pensiero “lungo”. Se i social sono gli ambienti delle reazioni istintive e del confronto immediato, blog e siti rappresentano contenitori di analisi e di letture che richiedono e pretendono impegno, da parte di chi scrive e di chi legge.

Il valore dellariflessione

Insomma, spazi dedicati alle persone che sentono il bisogno di immergersi, come ci si immerge nel mare aperto, la casa delle 6000 sardine. Va da sé che l’immagine che ci è sembrato scontato scegliere per la homepage è proprio quella del banco, i cui colori sono richiamati nella sezione ‘Manifesto’, la nostra carta dei valori. Volutamente più in basso nella home, si trova la sezione ‘Blog’, nella quale il banco si occuperà di andare a fondo, e che risulterà lo spazio più dinamico del portale.

Nel blog pubblicheremo contenuti prodotti dalle tante e bellissime penne che negli scorsi mesi ci hanno segnalato temi e argomenti che, in quanto a format e logiche mediali, non avrebbero potuto trovare un’adeguata realizzazione nel piano editoriale social. Gli articoli recheranno di fatto una doppia firma: da un lato quella personale, dell’autore o dell’autrice chiamata di volta in volta a esprimersi su un tema; dall’altro quella del banco, cui aderiscono implicitamente quanti si riconoscono in un modello redazionale collettivo e orizzontale, sempre aperto a chi vorrà portare un contributo sincero e impegnato, in cui saranno le singole parole a guadagnarsi il peso che meritano.

Per questa ragione, i contenuti saranno pubblicati senza scadenze rigide o obiettivi quantitativi, ma sulla base della qualità di quanto sapremo confezionare. A fare la differenza sarà la cultura del tempo che cercheremo di sposare e trasmettere. In un dibattito sempre più frammentato, dove le notizie rimbalzano da un angolo all’altro del globo alla velocità della luce, il progetto del blog vuole puntare, ostinatamente, all’orizzonte opposto. 

Negli ultimi mesi il banco ha iniziato a scoprire le sue potenzialità, ma per rimanere a galla ha dovuto scendere a patti con le logiche che dominano il mondo delle piattaforme. Ora è tempo che impari ad andare dove vuole, anche controcorrente. Non sarà facile, ma la storia insegna che gli ostacoli appaiono insormontabili solo fino a quando non si inizia ad affrontarli davvero. E allora, da dove si parte?

La risposta, anzi, le risposte ci sono state suggerite da chi ci ha preceduto, e sono diventate le macro categorie del nostro Blog: ambiente, diritti, lavoro. Sono le tre aree in cui, nel corso della storia più e meno recente, si sono articolate le rivendicazioni di quanti, attraverso l’impegno costante in associazioni, movimenti e strutture politiche, hanno deciso di investire le proprie energie nel tentativo di orientare il cammino dell’umanità verso una società più sostenibile, più giusta e, finalmente, libera dall’oppressione e dallo sfruttamento.

Non sappiamo se saremo capaci di cambiare il mondo. Probabilmente no, sicuramente non in pochi mesi. Ma sappiamo di volere fare parte di questo percorso. Tenendo a mente la missione che ci siamo posti al nostro primo incontro in Piazza Maggiore: portare il dibattito politico sul piano della realtà. Del resto, siamo figli del nostro tempo, dei social network e di quella post-verità che ha avuto un ruolo centrale nel determinare le elezioni americane del 2016, il referendum sulla Brexit e, nel nostro Paese, l’ascesa di un odio sociale nei confronti dei più deboli e la dissoluzione del confronto civile e democratico. Bene, noi non ci stiamo. Siamo figli del nostro tempo, ma è un tempo che non vogliamo accettare. Che fare, allora?

Costruiamo il nostro futuroinsieme

Ci siamo interrogati a lungo sulla nostra funzione in questo momento storico, se ne abbiamo una e cosa questo possa significare nelle nostre vite di tutti i giorni. Siamo arrivati a una conclusione: la nostra funzione storica siamo noi. L’abbiamo già scritto altrove: sono i gesti semplici a cambiare la storia. Sono quelli che permettono di rivoluzionare in profondità il sistema in cui viviamo. A comprenderlo e metterlo in discussione dalle fondamenta. Dalle nostre storie personali, reali. Storie di affermazione, splendide. E storie di negazione, drammatiche. Tra di loro molto diverse, ma che meritano ugualmente di essere narrate, e che siamo sicuri porteranno un grande piccolo contributo. Per iniziare a immaginare un sistema diverso. E per provare a costruirlo, insieme.

Sarà un cammino lungo e difficile. Ne siamo consapevoli. Come siamo consapevoli che da soli non riusciremo ad andare molto lontano. Proprio per questo, siamo convinti che per portare un contributo degno di questo nome sia indispensabile includere tutti quelli e tutte quelle che decideranno di prendervi parte. Sarà il nostro modo per dare nuova linfa alla voglia di informazione e di partecipazione, affinché diventi più chiara, attraverso lo sforzo collettivo, la strada che dobbiamo percorrere. Le recenti manifestazioni che hanno riempito le Piazze di tutto il mondo testimoniano che la voglia di cambiamento non manca. Non possiamo stare fermi. E non vogliamo farlo.