Il 17 maggio, giornata internazionale contro l’omo-bi-transfobia, ci siamo riunite per discutere sulla tematica e sulla situazione presente nel nostro Paese in presenza di alcuni ospiti.

Come ben sappiamo in Italia la situazione non è delle migliori, e questo non soltanto rispetto ai dati di discriminazione riguardo all’orientamento sessuale e identità di genere, ma anche riguardo al procrastino di leggi che tutelano i diritti. 

Questo tipo di discriminazioni inizia già nelle scuole, luogo in cui avvengono episodi di bullismo omotransfobico, per poi presentarsi nel mondo del lavoro fino ad arrivare alle situazioni di accesso ai servizi pubblici. Antonio Parisi, attivista lgbt+, ci ha raccontato la vicenda della sua aggressione, avvenuta a pochi chilometri da Trieste, e di quello che ha dovuto subire durante la denuncia, trovandosi di fronte delle istituzioni ancora distanti dai diritti che dovrebbero garantire.

In Italia, secondo i dati dell’osservatorio Vox Diritti Italia, il 92% delle persone lgbt+ subisce discriminazioni, 3 persone su 4 hanno paura di tenersi per mano in strada. Non solo: una persona ogni quattro tenta il suicidio o porta a termine questo tragico atto, risposta estrema alla mancanza di accoglienza

Nonostante questi dati autoevidenti, la professoressa Silvia Brena,  tra le fondatrici di Vox Diritti, ha riportato che le parole di odio omo-trans-fobico, poste in riferimento ad un disprezzo corporeo e di contaminazione, sui social, sono diminuite dal momento in cui è avvenuta l’approvazione della legge Cirinnà, nel 2016. Dato molto importante in quanto questo ci fa capire che avere delle leggi che garantiscano i diritti di tutte e tutti sia fondamentale e abbia una profonda influenza su vari aspetti. 

Durante questi giorni si sta parlando molto della legge contro l’omo-bi-trans fobia, la misoginia e l’abilismo (conosciuta come ddl Zan). La legge prevede la punizione di coloro i quali offendono e/o incentivano all’odio. Nonostante i frequenti casi di discriminazione, molti continuano a ritenere  che questa legge non sia necessaria, negando completamente l’esistenza del fenomeno  nel nostro Paese.

In realtà questi tipi di discriminazione e di reati esistono. Il problema è, però, che ne vengono denunciati in un numero ridotto – ha sostenuto Alberto Nicolini, presidente di Arcigay di Reggio Emilia – rispetto al numero di episodi reali. Le persone, secondo sempre Nicolini, non possono denunciare per un’assenza di legge, ma anche perch denunciare determinerebbe uno ‘svelamento’ di sé, ad un coming out forzato, la cui conseguenza porterebbe a sua volta ad una discriminazione ed emarginazione della persona da parte della società. 

Queste discriminazioni, che fanno della società italiana una società poco accogliente e inclusiva, influisce in modo grave sulla psiche della persona. 

Di questo aspetto ha parlato Cristina Leo, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in tematiche di genere e assessora alle Politiche Sociali, Politiche Abitative e Pari Opportunità presso VII  municipio di Roma. Le discriminazioni e l’emarginazione sulla base dell’identità di  genere e dell’orientamento sessuale porta a sviluppare, in chi viene discriminato, uno stato di depressione, stress e la messa in atto di comportamenti di evitamento verso determinati luoghi e di certe situazioni con lo scopo, appunto, di evitare situazioni di aggressione sia fisica che verbale.

Come già accennato, il bullismo omo-trans-fobico si presenta maggiormente nei contesti scolastici, a partire dalle scuole elementari e materne, costringendo le bambine ed i bambini a cambiare scuola. Altro aspetto molto importante e significativo, che la psicologa Leo ha più volte sottolineato, è l’interiorizzazione dello stigma, il quale viene portato dietro per tutta la vita. Fondamentale è quindi portare un cambiamento nella società, grazie a lotte intersezionali – ed è proprio per questo che Cristina ha deciso di portare un po’ del suo attivismo nel suo ruolo di assessora. 

Ma, tornando al problema della discriminazione inn Italia, Emanuele Russo di Amnesty International Italia ci ha parlato di quanto, per i migranti omosessuali, è difficile essere accolti. Essi, di fatto, subiscono una ‘doppia discriminazione’: il Paese non gli accoglie non solo per essere omosessuali, bisessuali o transessuali, ma neanche per il fatto di essere persone migranti. Chi viene in Italia trova un ‘porto sicuro’a livello geografico, ma non lo trova da un punto di vista umano. 

Questa condizione di discriminazione, come ben sappiamo, sortisce un’influenza anche sulle famiglie omogenitoriali, ovvero le famiglie arcobaleno. 

Alessia Crocini, portavoce di ‘Famiglie arcobaleno’ e attivista lgbt+, ci ha raccontato di come questa condizione influisca sui più ‘deboli’ ovvero, sui figli di queste coppie che, in assenza di leggi che li tutelino, e che permettano il loro riconoscimento alla nascita, come figli di due donne o di due uomini, sono ‘invisibili’. I dati statistici, infatti, non riportano il numero totale di famiglie arcobaleno che il nostro Paese presenta – chi appartiene all’associazione non comprende tutte le famiglie esistenti. 

Solo da poco, in alcune città italiane, si è data la possibilità di riconoscere i genitori omosessuali come tali.

Pensiamo, per esempio, alla sindaca Appenino che ha iniziato a trascrivere i certificati di nascita con i nomi dei due genitori registrati all’estero. Uno degli esempi riguarda il percorso della PMA (Procreazione Medica Assistita la quale, se avviene all’estero, non da la possibilità di riconoscimento in Italia). Altro ostacolo viene messo per la pratica della GPA (gestazione per altri) in quanto, da noi, è un pratica vietata e la sua negazione è stata confermata nel 2017 dalla Corte di Cassazione. Questo divieto impedisce alle donne di autodeterminarsi e di prendere decisioni per se stesse. La GPA è una pratica che viene usufruita per aiutare le coppie omogenitoriali ad avere figli: un diritto tuttora negato 

Infine, a parlare di coppie omosessuali e di diritti lgbt+, è intervenuto anche Don Francesco Rango della parrocchia di Jesi, comune della provincia di Ancona, portando un contributo propositivo e testimoniando con le proprie parole una volontà di accoglienza sincera, verso tutte e tutti i. In  questo periodo di dibattito sul ddl Zan, anche la Chiesa si è esposta molto, pronunciandosi contraria alle benedizioni delle coppie dello stesso sesso. La Conferenza Episcopale Italiana è molto rigida in merito, a differenza delle idee della Chiesa in Germania e sebbene papa Francesco si sia esposto varie volte a favore delle unioni civili e contro l’idea di vedere l’omosessualità come qualcosa di sbagliato: «Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo» dice.  Don Francesco Rango ha riportato la sua idea in comune con quella del Santo Papa  e della chiesa tedesca verso le unioni omosessuali, appoggiando la loro benedizione. 

Speriamo, quindi, nell’approvazione di questa legge e in uno Stato più accogliente e meno discriminante verso tutte e tutti i cittadini e verso le varie ‘differenze’ presenti. 

Alessandra Quarto